Barbi Francesco - 2007 - L'acchiapparatti by Barbi Francesco

Barbi Francesco - 2007 - L'acchiapparatti by Barbi Francesco

autore:Barbi Francesco
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Fantasy, General, Fiction
ISBN: 9788860736529
editore: Dalai Editore
pubblicato: 2010-03-14T23:00:00+00:00


15. UN ACQUISTO INATTESO

Fortevia, campanile in Piazza del Patibolo, sera del ventitreesimo dì della luna delle foglie morte.

Toc, toc.

«Entra pure, Bogar», disse Argail.

Il mercenario in uniforme a strisce bianche e celesti si introdusse nella stanza del suo signore. Due ampi camini si aprivano negli angoli della parete di fondo del locale. Grossi ceppi scoppiettavano nel fuoco, un tappeto a tinte rosse occupava larga parte della sala, dalla porta fino al massiccio tavolo di quercia illuminato da tre candelabri. Al di là di esso, su uno scranno corredato di cuscini, sedeva Argail.

In quel momento il mercante era intento a consumare un tagliere di formaggi accompagnato da un ottimo Vin Cheto. Aveva sempre avuto un debole per quel vino. Quella passione era una delle poche cose di lui che non erano mutate nel corso degli anni. Anche adesso che aveva i capelli striati di bianco e la barba grigia, adorava il Vin Cheto, specialmente se abbinato ai caci più prelibati. Quella sera, però, Argail doveva cenare in fretta, gli ospiti sarebbero potuti arrivare da un momento all’altro. Per non perdere tempo prezioso avrebbe ascoltato il resoconto del subalterno mentre si rifocillava.

«Avanti Bogar, aggiornami», ordinò all’armigero.

«Sono molte le notizie che vi porto, mio signore», cominciò il mercenario impettito. «Innanzitutto, il carico di feldspina che aspettavamo da Tilos non è ancora arrivato.»

«Diavolo!» esclamò Argail. «Non voglio partire per Giloc senza quel carico. Quel maledetto speziale. Me la pagherà cara se domani l’erba non sarà qui.» Il mercante cosparse di miele una fetta di pecorino stagionato di Valbel e se la portò alla bocca.

«Il nobile», riprese il subalterno, «Rodric Cafford, dice che gli servono un altro paio di giorni per racimolare i soldi che vi deve.»

Con la bocca ancora piena, il mercante sbottò una seconda volta: «Diavolo! Ma allora deve andare tutto male! Possibile che la gente non capisca? Non sono mica un benefattore dei bisognosi! Ma che si crede, di passarla liscia?» Si mise a riflettere, versandosi un generoso bicchiere di vino.

«Ti occuperai tu della faccenda», riprese. «Adotta tutte le misure che vuoi. Ma domani, prima del tramonto, quelle monete dovranno essere qui, su questo tavolo», batté l’indice sul legno. «C’è dell’altro?»

«Sì, mio signore. Brutte voci, purtroppo», dovette confessare Bogar.

«Non posso crederci. Ma cosa sta succedendo, è una cospirazione? Avanti, parla.»

«Oggi è giunto un corriere da Giloc. Sembra che c’è stata un’evasione.»

«Sembra, sembra. Ma che fai, ti ci metti anche tu ora? Che vuol dire sembra?»

«L’ha sentito dire Fridrico, nella taverna vicino al posto di guardia all’ingresso del paese.»

«Ma bene! E cosa diavolo ci faceva alla taverna? Visto che si era dimostrato così capace nell’esigere da quel Cafford le monete che mi doveva, allora ha pensato bene di farsi un goccetto? Mi sa che dovrò farci una chiacchierata.» Argail scosse la testa. «Ora lasciamo perdere. Continua.»

«Semb… Dice che dalle prigioni sono fuggiti tutti.»

«Alla grazia dell’evasione. Dalle prigioni di Giloc. Ci voleva anche questa. E proprio adesso che devo recarmi là.» Il mercante si portò il calice alla bocca e sorseggiò il vino con la lentezza dell’intenditore.



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